Giacomo Cellini si occupa di Web Marketing dal 2011 quando realizzò il suo primo e-commerce per un progetto personale di business. In questi ultimi 12 anni ha seguito come consulente molte aziende italiane nel loro posizionamento online.
Il suo sito è www.giacomocellini.it
Da quando ti occupi di E-Commerce?
Ho iniziato nel lontano 2011, dopo la laurea in antropologia culturale ho dovuto letteralmente inventarmi una professione. Proprio in quegli anni avevo trasformato un mio hobby in un’attività di business. Avevo bisogno però di un sito web e realizzai quindi il mio primo sito in WordPress utilizzando Woocommerce. Da quel momento fu vero amore e non ho più lasciato questo settore.
Quanto è cambiato il mondo del web marketing da allora?
Tantissimo, ma allo stesso tempo molto poco. Sono cambiate sicuramente le tipologie di contenuti più importanti e le piattaforme nelle quali condividerli e promuoverli. È cambiata anche la percezione che noi abbiamo verso questo tipo di piattaforme.
Però, allo stesso tempo, siamo sempre noi esseri umani i protagonisti del mondo del marketing, sia come venditori, sia come acquirenti.
Quello che ho notato è che negli ultimi anni è migliorata la percezione di questo lavoro e l’importanza per aziende e professionsti di investire nel digital.
Mi ricordo nel 2012, per una delle mie prime aziende come consulente, facevo campagne di acquisizione like su Facebook. Era veramente un altro mondo, molto più semplice di quello odierno, però fondamentalmente le regole erano le stesse.
Mentre l’e-commerce quanto è cambiato in questi anni?
L’ecommerce è una realtà ormai imprescindibile per la stragrande maggioranza delle aziende e allo stesso tempo per la maggior parte dei consumatori. Non ce ne rendiamo nemmeno conto di quanto tempo passiamo a sfogliare vetrine online alla ricerca del prodotto da acquistare.
Quello che è cambiato in questi anni è sicuramente la qualità dei progetti online, data anche l’enorme varietà di concorrenza. Allo stesso tempo, realtà come Zalando e come Amazon hanno dettato legge, e hanno cambiato per sempre gli standard minimi della vendita al dettaglio online.
Penso soltanto al “reso gratuito” o alla “prima prova e poi paga”, ma anche alle spedizioni in ventiquattr’ore. Questi sono servizi che per noi sembrano banali, ma che 10/15 anni fa erano totalmente impensabili.
Anche qui però fondamentalmente il cuore è rimasto invariato una persona o una azienda che vende i suoi prodotti attraverso una piattaforma online a dei clienti.
L’e-commerce ha avuto una grande spinta durante la fase del covid, continuerà?
Sicuramente la pandemia che abbiamo vissuto ha velocizzato la digitalizzazione delle aziende e ha portato tantissime di esse a vendere i propri prodotti e servizi online.
L’ecommerce nel 2020 e 2021 ha avuto una crescita incredibile. Però già nel 2022 registravamo un rallentamento significativo nelle vendite online.
Ovviamente le persone, dopo mesi di distanziamento sociale, avevano bisogno di riscoprire la fisicità del negozio sotto casa.
Questo ha comportato un rallentamento delle vendite online, ma questo tipo di vendite sono destinate a diventare sempre più importanti e a crescere sempre di più.
Ciò non comporterà la fine del retail fisico.
Retail fisici vs e-commerce chi vincerà?
Probabilmente non vincerà nessuno dei due o almeno coesisteranno per tantissimo tempo.
Tanti retail fisici utilizzeranno gli ecommerce per attrarre persone nel loro punto fisico, allo stesso tempo tanti ecommerce creeranno negozi fisici per poter ampliare il loro business.
Retail fisici ed ecommerce sono categorie evidenti nella nostra mente, ma lo sono molto meno nella nostra pratica quotidiana: quando siamo al supermercato controlliamo col cellulare online i prezzi dei prodotti che abbiamo davanti, allo stesso tempo quando navighiamo in un sito web con una vetrina di prodotti cerchiamo il suo indirizzo fisico per valutare se andare a toccare con mano i prodotti.
Insomma, non ce ne rendiamo nemmeno conto ma quello che facciamo ogni giorno è passare in continuazione tra online e offline a tal punto che queste due entità si sono fuse in una sola.
Alla fine, probabilmente questi due metodi coesisteranno per tantissimo tempo, per nostra grande fortuna.
Che consigli dai per chi vuole oggi lanciarsi nell’ecommerce?
Dico prima di tutto di fare molta attenzione: vendere online non è l’eldorado che molti si aspettano. Con pochi euro investiti e una piattaforma online non ottengo nulla!
Oggi, c’è tantissima concorrenza sul web e sicuramente ci saranno tante altre aziende che vendono i tuoi stessi identici prodotti, in particolare, se sono prodotti in serie.
Inoltre, sarà difficile poter competere con colossi che hanno la possibilità di investire decine di migliaia di euro al giorno in pubblicità e offrire ai clienti servizi e garanzie inimmaginabili per una piccola realtà.
Faccio un esempio reale, alcuni mesi fa mi ha contattato un’azienda di arredamento che mi è stato chiesto di analizzare la possibilità della vendita online.
Purtroppo, quell’azienda aveva dei competitor che già vendevano online i loro stessi identici prodotti delle medesime marche, e questi competitor vendevano online a un prezzo più basso di quanto quell’azienda, che mi aveva contattato, acquistava dagli stessi fornitori.
Era evidente che non era possibile poter monetizzare seriamente un ecommerce.
Questa situazione capita a tante aziende e a tanti imprenditori. Se fossero partiti ai primi del duemila, sicuramente avrebbero avuto online pochissimi competitor e tante possibilità di business, ora è tutto molto più complesso e bisogna analizzare con cura e con calma ogni singolo aspetto.
Quindi, il mio consiglio è non buttarsi nella vendita online a capofitto, ma ragionare bene sul prodotto, sui prezzi, sul mercato, sui competitor e sui servizi che si vogliono offrire. Ma soprattutto sulla marginalità, il vero tallone d’Achille degli Ecommerce.
Dobbiamo differenziarci perché oggi tutto è già stato inventato e sicuramente online ci saranno competitor nettamente superiori a noi.
Come ultimo consiglio vorrei dare proprio quello di differenziarsi, quindi di diventare un brand, cioè diventare unico. È l’unico modo che abbiamo per non cadere nella spirale deleteria del prezzo più basso.